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22 agosto 2023
Aggiornata il 23 agosto 2023
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"...Continua, non limitarti a praticare la tua arte, ma spingiti fino a raggiungerne i suoi segreti... Questa è l'unica strada per elevare l'uomo al livello degli dèi..."
come scriveva Ludwig Van Beethoven in una sua lettera in una lettera datata 17 luglio 1812, nel rispondere ad una sua ammiratrice che chiedeva consiglio riguardo alla pratica con il pianoforte.
L’apprendimento del 太极拳 tàijí quán, come lo studio di qualsiasi altra disciplina richiede costanza, tempo e dedizione.
Questo perché la nostra mente ed il nostro cervello, per poter apprendere una qualsiasi informazione ha bisogno di tempo e di ripetizione.
L’essere umano da sempre si interroga sul perché sia necessaria un’intera vita per riuscire a raggiungere l’eccellenza in una singola attività. Sia che questa sia la pittura, la pratica di un’attività sportiva o lo svolgimento di un lavoro.
Negli ultimi anni, per rispondere a questa esigenza, le neuroscienze hanno iniziato a studiare il funzionamento dei processi di apprendimento del cervello.
L’apprendimento avviene attraverso tre fasi. La fase della copia, la fase dell’interiorizzazione e la fase dell’interpretazione.
Quando incominciamo una qualsiasi attività, iniziamo con il copiare in modo esatto e preciso ogni gesto che compie la persona che ha il compito di formarci.
Replicare i gesti di chi ci insegna con consapevolezza porta lentamente ad interiorizzare le azioni ed i pensieri che eseguiamo.
L’interiorizzazione di questi gesti ci permette di raggiungere l’autonomia nei compiti che vogliamo svolgere, e, quindi, di non aver bisogno di seguire le indicazioni, i gesti, di chi ci insegna.
Nella pratica del 太极拳 tàijí quán questo significa, ad esempio, eseguire in modo autonomo una “sequenza” di movimenti (lunga o corta che sia), come una forma, una 套路 tào lù.
Generalmente la fase della memorizzazione non richiede molto tempo. Al contrario la fase dell’interiorizzazione può richiedere molto tempo, anche tutta una vita.
Perché una volta che si sono memorizzati i gesti da compiere, questi vanno ripetuti all’infinito per essere resi sempre più perfetti.
L’ultima fase dell’apprendimento è l’interpretazione. È la fase in cui l’arte ha l’opportunità di fiorire. È quella fase in cui avendo interiorizzato le nostre conoscenze le possiamo far diventare "poesia".
Quando raggiungiamo questa fase siamo nella condizione di dare vita a qualcosa di nuovo.
L’apprendimento di nuove conoscenze ed abilità può iniziare di fatto, solo dopo aver superato la fase della "copia".
Come, ad esempio, è possibile memorizzare una forma lunga come la 老架一路 lǎo jià yī lù, e, quindi, passare alla fase dell’interiorizzazione?
"Takumi - Un viaggio di 60000 ore dedicato al mondo dell'artigianalità" è il titolo di un documentario finanziato da Toyota, pubblicato all’inizio del 2019. Il documentario è focalizzato sull’impatto che l’introduzione dell’Intelligenza Artificiale sta avendo sul mondo dell’artigianato.
"Takumi" è un titolo che in Giappone è conferito ad una persona che si è dedicata ad un’attività per almeno 60000 ore nella propria vita (indicativamente 20 anni considerando giornate da circa 8/10 ore ciascuna).
Il termine "takumi" è di fatto l’equivalente del nostro "maestro artigiano", cioè di quegli artigiani che hanno raggiunto particolari abilità, competenze ed esperienze nell’eseguire una specifica attività.
I maestri cinesi di arti marziali, ad esempio, sono soliti ripetere che per imparare un "semplice gesto" è necessario ripeterlo almeno 10.000 volte.
In poche parole, in ogni angolo del pianeta, culture diverse, hanno colto il medesimo aspetto: l’apprendimento di una qualsiasi abilità, sia nell’ambito lavorativo che in quello privato, richiede, tempo, dedizione, costanza, perseveranza, ripetizione e consapevolezza.
Il neuroscienziato Daniel Levitin nel suo libro This Is Your Brain on Music: The Science of a Human Obsession (pubblicato nel 2006) si è concentrato proprio su questo argomento. Anche Malcolm Gladwell, nel 2008, giornalista canadese, nel suo libro Outliers: The Story of Success si è soffermato su quali sono i fattori che di più contribuiscono a raggiungere grandi risultati.
Entrambi questi autori hanno evidenziato nel loro lavoro che una pratica costante condotta per almeno 10.000 ore può (e questo “può” è molto importante come vedremo più avanti) portare ad eccellere in una disciplina.
La pratica condotta giorno dopo giorno porta a rafforzare le sinapsi fra le connessioni neurali, consentendo alle informazioni di passare fra loro in modo più efficiente. Man mano che queste connessioni continuano ad essere utilizzate subiscono un processo di mielinizzazione.
La mielina è una componente della sostanza bianca del cervello, ed è un tessuto adiposo che isola gli assoni (un tipo di cellule presenti nel nostro cervello). Ancora più importante, la mielina aiuta a comprimere le informazioni sugli assoni più velocemente e con maggiore intensità.
Immagina un sentiero tra due villaggi immersi nella foresta. Il sentiero con il passare del tempo e un uso frequente, si trasforma in una strada vera e propria. Se invece il sentiero non viene percorso la foresta lo coprirà nuovamente in breve tempo.
Si può pensare alla mielinizzazione come al processo che trasforma un sentiero in una foresta in una ferrovia per un treno ad alta velocità.
Più ci si avvicina alle 10.000 ore di pratica, e più forti e fluide e numerose saranno le connessioni neurali. Si potrebbe dire che molta pratica produce molta mielina e che molta mielina produce le condizioni per diventare un maestro o una maestra in una disciplina.
Come sottolineato prima, è importante a questo punto capire che praticare per 10.000 ore non trasforma in modo automatico in una persona esperta. C’è, infatti, un elemento importante da considerare.
Se è vero che tutte le persone che hanno raggiunto l’eccellenza e la padronanza di una disciplina sono passate attraverso anni di pratica, una pratica condotta con perseveranza ed impegno, è altrettanto vero che non è sufficiente praticare per 10.000 ore per eccellere.
Quello che fa la differenza fra una persona che pratica per 10.000 ore ed arriva ad eccellere, ed una persona che pratica per 10.000 ore ma ottiene risultati mediocri è la consapevolezza infusa in ogni singolo gesto e pensiero.
La risposta è in una singola parola: metacognizione (la consapevolezza del sé). Più si pratica con consapevolezza, con la mente focalizzata e concentrata su ciò che si sta facendo, e più sarà possibile arrivare prima alla fase dell’interiorizzazione e poi alla fase dell’interpretazione.
Se nella pratica non si mette la dovuta concentrazione, non si focalizza la propria attenzione su ciò che si fa, se si commettono sempre gli stessi errori, praticare per 10.000 ore o per 60.000 ore non serve proprio a nulla.
Per questo motivo diventa fondamentale essere assistiti da un "maestro" o una "maestra", da una persona esperta, che sia in grado di aiutare ad individuare gli errori che si commettono nella pratica. Che ci sproni a mettere la dovuta attenzione e concentrazione in ogni gesto.
Questo vale nella pratica del 太极拳 tàijí quán, come in qualsiasi altra attività sportiva, disciplina sportiva o attività lavorativa.
Anders Ericsson, professore alla State University, le cui ricerche hanno ispirato il libro di Malcolm Gladwell, in un podcast pubblicato nel 2020 sul sito EdSurge sottolinea che non si ottengono dei benefici ripetendo le medesime azioni in modo meccanico senza mettere consapevolezza in quello che si fa.
La differenza tra un "esperto" ed un "dilettante" sta nel fatto che un "esperto" mette tutta la sua concentrazione nella pratica, cercando di individuare quegli aspetti che vanno migliorati.
Il vero "esperto" si concentra sui gesti che devono essere perfezionati, si concentra sui dettagli, e lo può fare solo grazie ai consigli di una persona esperta.
Quando si pratica senza concentrazione, cioè la mente è altrove, il cervello non collega i circuiti che interiorizzano le azioni che si stanno compiendo. Se si pratica con la mente rivolta ad altro, il risultato è che si rimane sempre nella fase della "copia".
I neuroscienziati Daniel Kahneman e Daniel Goleman si sono concentrati proprio sui circuiti del nostro cervello che ci permettono di memorizzare ed interiorizzare i gesti che compiamo.
I due neuroscienziati hanno studiato il fatto che ognuno di noi è dotato di due "menti", due sistemi di pensiero distinti. Un sistema è capace di pensare in modo fulmineo, ed un sistema è capace di pensare solo lentamente.
Ad esempio, quando stiamo guidando ed una persona ci attraversa all’improvviso la strada, d’istinto, senza pensare, premiamo sul pedale del freno. Il sistema più veloce chiamato "bottom-up" o "sistema 1" (fast thinking) interviene in modo "automatico".
Quando invece ci sediamo per la prima volta al volante di un’auto, ogni gesto che compiamo lo facciamo in modo "goffo" e lento. In questo caso usiamo il sistema più lento chiamato "top-down" o "sistema 2" (low thinking).
Nel mio libro "Burattini per scelta?" descrivo questi due meccanismi con i termini "mente arcaica" e "mente consapevole".
Per raggiungere l’eccellenza dobbiamo imparare ad usare questi due sistemi assieme.
Quando ci si dedica alla pratica del 太极拳 tàijí quán è importante eseguire ogni gesto con lentezza e massima concentrazione. Come scritto qualche riga sopra, questo atteggiamento permette alla mielina di migliorare le nostre connessioni neurali, che ci permettono di eseguire sempre più velocemente ed in modo perfetto i gesti che abbiamo ripetuto con lentezza e concentrazione all’infinito.
Si può così comprendere che il praticante "esperto" di 太极拳 tàijí quán dedica tutta la sua vita alla fase dell’interiorizzazione, continuando a migliorare ogni singolo aspetto della sua pratica. Infatti, dedicarsi incessantemente con ogni fibra del proprio corpo ad un compito, con consapevolezza e disciplina, porta con il passare del tempo a divenire dei "maestri" e delle "maestre".
A questo punto si può comprendere un aspetto fondamentale, e cioè che la perfezione è una chimera.
La pratica costante condotta con l’atteggiamento appena descritto, infatti, non porta alla perfezione, ma giorno dopo giorno permette semplicemente di ridurre le imperfezioni.
In conclusione, se 10000 ore sono necessarie per padroneggiare la propria disciplina, per farla diventare vera e propria arte e divenire dei "takumi", serve tutta una vita.
Queste cifre sono una metafora. La metafora che per raggiungere la soddisfazione nella pratica di una qualsiasi disciplina, dobbiamo dedicarle concentrazione, energia, tempo, calma. Ripetendo, anche per tutta una vita, i medesimi gesti.
Questo non deve però scoraggiare, ma anzi, è proprio nella pedissequa ripetizione che possiamo percepire un "sapore" sempre nuovo in quello che facciamo.
Il 太极拳 tàijí quán è una disciplina che ha da offrire molto a persone giovani, adulte ed anziane. Il suo studio è come un sentiero che si inoltra in un bosco. Sta all’esploratore decidere fino a dove vuole spingersi nella sua esplorazione. Se addentrarsi nella parte più fitta del bosco o fermarsi prima e cambiare direzione.
Il percorso di studio di un praticante si svolge in gruppo, ma è anche un percorso individuale. Sta, infatti, a quest’ultimo o a quest’ultima decidere, in tutta libertà, a quale grado di interiorizzazione arrivare. Fin dove spingersi nel bosco. Se arrivare fino al suo cuore o meno.
Ogni persona ha intessi ed abilità differenti, ma condivide con tutte le altre un’esperienza: lo studio della calligrafia.
Quando si inizia ad insegnare ad un bambino o ad una bambina, la prima cosa che si insegna ad un bambino sono le lettere dell’alfabeto.
Lo studio della posizione dello 站桩 zhàn zhuāng permette di prendere consapevolezza della struttura del proprio corpo, del concetto di rilassatezza e degli archi. Elementi fondamentali per la pratica del 太极拳 tàijí quán.
In questo contesto si inseriscono, ad esempio, i dieci principi elencati dal maestro 杨澄甫 yáng chéngfǔ, i 太极拳十要都 tàijí quán shí yào dōu.
Con l’apprendimento delle lettere dell’alfabeto i bambini e le bambine iniziano a scrivere le prime parole, che devono ripetere più e più volte per prendere confidenza con la scrittura.
Lo studio dei principi del 太极拳 tàijí quán passa attraverso una serie di esercizi di all’apparenza semplici ma che offrono al corpo di prepararsi alla pratica del 太极拳 tàijí quán. Esercizi che sono conosciuti con il termine di 基本工 jīběn gōng, che tradotto in lingua italiana significa proprio "lavoro di base".
Dopo l’apprendimento delle prime parole, l’apprendimento della scrittura, prevede la composizione delle prime frasi. All’inizio semplici, e successivamente sempre più complesse.
Il lavoro di base, il 基本工 jīběn gōng, permette di iniziare lo studio e la pratica delle prime sequenze, delle prime forme, 套路 tào lù.
Nel percorso di tutti gli stili di 太极拳 tàijí quán, infatti, sono contemplate delle 套路 tào lù composte da una manciata di figure (spesso meno di dieci).
Quando si prende confidenza con le parole e le prime frasi, giunge il momento per il bambino o la bambina di esercitarsi nei primi temi. All’inizio di poche righe, dei semplici pensieri, poi con la continua pratica i temi saranno sempre più lunghi e complessi.
È in questo contesto che svolge un ruolo fondamentale lo studio e la pratica della 套路 tào lù.
L’esercizio della forma offre la possibilità di combinare i principi che si sono studiati negli esercizi preparatori, 基本工 jīběn gōng, e di iniziare ad utilizzarli per comprendere come si muove il corpo.
La forma è una sorta di abbecedario, di compendio, di tutti i gesti di base che un praticante di 太极拳 tàijí quán si potrebbe trovare a compiere.
Lo studio della forma non è, infatti, una preparazione all’autodifesa o al combattimento, nello stesso modo in cui saper redigere dei bei temi non implica saper scrivere un romanzo.
Quando si è preso confidenza con la scrittura, possiamo scegliere se iniziare ad andare oltre la composizione di un tema.
È una scelta, non un obbligo. Molte persone scelgono di non andare oltre la stesura di un tema. Alcune però vogliono andare oltre e cercano, quindi, di mettersi alla prova attraverso, ad esempio, la stesura di un racconto breve.
Lo studio di una forma, di una 套路 tào lù, apre le porte al lavoro in coppia, semplici esercizi per iniziare un condizionamento del corpo e della mente a mettere in pratica i principi studiati nella forma, nel confronto con un compagno o una compagna, il così detto 对练 duì liàn.
Quando si impara a scrivere racconti brevi, lo stimolo a progredire, a continuare a migliorarsi è forte. Si inizia a pensare di poter arrivare a scrivere un vero e proprio romanzo, per arrivarci, la fase intermedia, è generalmente il racconto lungo.
Il condizionamento del lavoro di coppia permette di passare allo studio (sempre in coppia) delle "applicazioni", chiamate 太极应用 tàijí yìngyòng. Esercizi volti a comprendere come funziona il corpo umano, ed in particolar modo le leve articolari, conosciuti con il nome di 擒拿 qínná.
Gli esercizi in coppia, le applicazioni, non preparano né all’autodifesa né ad una gara. Ma senza di questi non è pensabile proseguire nel percorso di studio, e sono fondamentali per comprendere il lavoro proposta con la 套路 tào lù.
Dopo esserci cimentati con i racconti brevi e con i racconti lunghi giunge il momento di cimentarsi con un romanzo.
La pratica del 太极拳 tàijí quán prevede lo studio del 推手 tuī shǒu, e del 散手 sàn shǒu. Sono forme di confronto tra due praticanti dove applicare i principi del 太极拳 tàijí quán.
I molti anni di lavoro e studio, portano alcuni autori, ad eccellere e a fare del loro lavoro “poesia”. Non importa se si tratta di un racconto breve, di un racconto lungo, di un romanzo, di un articolo di giornale, di una poesia vera e propria. Quando scrivono, i tanti anni di lavoro e studio li portano a dare vita a qualcosa che è "pura poesia", a trasformare ciò che fanno in arte.
Alcuni praticanti, non tutti, hanno la capacità di andare oltre la fase dell’interiorizzazione, e di accedere alla fase dell’interpretazione.
Sono quei maestri che hanno fatto evolvere la disciplina, che hanno reso "poesia", che hanno reso arte il 太极拳 tàijí quán, e lo hanno fatto evolvere.
Il 太极拳 tàijí quán offre ad ogni praticante l’opportunità di portare la propria pratica a divenire vera e propria arte.
Sta a chi pratica scegliere quanto inoltrarsi nel bosco, arrivare fino al centro del bosco o meno. Sta a chi pratica quale sentiero scegliere.
Pratica la tua conoscenza.
實踐真知
shíjiàn zhēnzhī
Francesco Russo
BREVE PROFILO DELL'AUTORE
Francesco Russo, consulente di marketing, è specializzato in consulenze in materia di "economia della distrazione".
Nato e cresciuto a Venezia oggi vive in Riviera del Brenta. Ha praticato per molti anni kick boxing raggiungendo il grado di "cintura blu". Dopo delle brevi esperienze nel mondo del karate e del gong fu, ha iniziato a praticare Taiji Quan (太極拳tàijí quán).
Dopo alcuni anni di studio dello stile Yang (楊式yáng shì) ha scelto di studiare lo stile Chen (陳式chén shì).
Oggi studia, pratica e insegna il Taiji Quan stile Chen (陳式太極拳Chén shì tàijí quán), il Qi Gong (氣功Qì gōng) e il DaoYin (導引dǎoyǐn) nella propria scuola di arti marziali tradizionali cinesi Drago Azzurro.
Per comprendere meglio l'arte marziale del Taiji Quan (太極拳tàijí quán) si è dedicato allo studio della lingua cinese (mandarino tradizionale) e dell'arte della calligrafia.
Nel 2021 decide di dare vita alla rivista Spiralis Mirabilis, una rivista dedicata al Taiji Quan (太極拳tàijí quán), al Qi Gong (氣功Qì gōng) e alle arti marziali cinesi in generale, che fosse totalmente indipendente da qualsiasi scuola di arti marziali, con lo scopo di dare vita ad uno strumento di divulgazione della cultura delle arti marziali cinesi.
一口氣。一套太極拳。一個世界。
Yī kǒuqì. Yī tào tàijí quán. Yīgè shìjiè.
龍小五
Un solo respiro. Una sola sequenza di Taiji. Un solo mondo.
龍小五
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